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Blu Ray Disc Across the UniverseCONTENUTI SPECIALI DEL BLU-RAY DISC
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martedì 15 luglio 2008

Martin Luther McCoy

Storia di JoJo, talento diviso tra musica e cinema
Certo quel nome altisonante non deve averlo aiutato troppo. Ti presenti, e subito vedi fioccare attorno a te sorrisini e sguardi attoniti, che rimandano inevitabilmente a due paragoni con la storia: da un lato il padre del movimento per i diritti civili, dall'altro il padre della riforma protestante. Diciamoci la verità, più una zavorra che uno sprone. Eppure Martin Luther McCoy non si è fatto intimorire. Anzi. Per esorcizzare cotanto fardello, ha deciso che nella sua carriera musicale doveva tagliare via il cognome, McCoy, e affidarsi al solo Martin Luther. Come a dire: se proprio quel nome deve essere preponderante, che lo sia fino in fondo; nel bene e nel male qualcuno si ricorderà di me.

Un paio di dischi all'attivo passati quasi inosservati: "The Calling", del 1999, e "Rebel Soul Music" del 2004, uscito sulla sua label indipendente Rebel Soul Records. Amicizie importanti (The Roots, Cody ChesnuTT) e pose fotografiche a metà tra Lenny Kravitz e Jimi Hendrix che però non gli sono valse il lasciapassare per il successo. L
a ragione è presto detta: bello e bravo, ma un po' derivativo. Una formula che in estrema sintesi prevede voce soul da micione sexy, chitarrismo hard-psycho-rock e arrangiamenti un po' demodé. I modelli sono il succitato Lenny, ma anche altre due esperienze fondamentali del cosiddetto black rock: Keziah Jones e i Living Colour.

E invece, quando tutto sembrava destinato a non decollare mai, sarebbe stato il cinema a dargli una mano e lanciare forse definitivamente quel talento dal nome imp
egnativo. Dopo il ruolo in "Across The Universe" infatti, le cose appaiono per lui finalmente in discesa. Un ruolo perfetto del resto, sorta di Jimi Hendrix al servizio della diva Sadie, al secolo Dana Fuchs. A lui la regista Julie Taymor affida una delle frasi più significative del film, guarda caso già usata in uno dei nostri post d'apertura: «La musica è l'unica cosa che ha un senso ormai: se la suoni a tutto volume, tiene a bada i demoni».
Ma la parte del leone ovviamente l'assume quando veste i panni a lui più congeniali, quelli del chitarrista di razza. Sentire e vedere per credere la struggente versione di While My Guitar Gently Weeps estratta direttamente dal film. In attesa di vedere se il suo nuovo lavoro discografico, "Serial Thriller", sarà finalmente capace di regalargli il successo anche con la musica.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Si percepiva molto nel film che non si trattava di uno sprovveduto. Si sentiva più a suo agio nelle scene in cui abbracciava la chitarra che nelle altre. :)